Alla Conquista dell’Impossibile: La Sfida di Riccardo

Alla Conquista dell’Impossibile: La Sfida di Riccardo

Forse perché non ho mai conosciuto nessuno che avesse veramente osato tanto. O magari perché il suo progetto mi ha ricordato le emozioni del film Ascensione. Fatto sta che, quando ho visto il video di Riccardo in cui parlava della sua lista di cose da fare prima di morire, sono rimasta profondamente colpita. Riccardo, che fino a un anno e mezzo fa gestiva un ristorante insieme ad alcuni soci, ha deciso di cambiare radicalmente la sua vita: si è licenziato, ha trasformato la sua casa in un B&B e si è dedicato interamente alla sua lista di sogni. Tra questi, spicca la sfida di scalare un ottomila, il Manaslu, che tenterà a settembre 2024. Ma questo non è tutto. Per prepararsi, ha deciso di intraprendere altre imprese altrettanto epiche, come percorrere il Selvaggio Blu in Sardegna, raggiungere Capo Nord in bicicletta e scalare un’altra montagna oltre i settemila metri. La determinazione e l’ardore di Riccardo mi hanno spinta a saperne di più, così ho deciso di intervistarlo.

Riccardo ha 33 anni ed è nato a Modena. Aveva un ristorante insieme ad alcuni soci, poi, un anno e mezzo fa, si è licenziato, ha trasformato la sua casa in un B&B e ha deciso di dedicare il suo tempo alla sua lista di sogni.

Come mai c’è questa voce nella tua lista di obiettivi?

Amo la montagna e la natura, amo imparare cose nuove e allargare la mia zona di comfort… per me fare un trekking di 20 giorni a 5000mt ora è essere nella comfort zone. Credo che un’esperienza del genere possa insegnarmi molto e sto già notando che è così.

Non è la prima volta che ti avvicini alle grandi montagne. Che esperienze hai avuto?

Sono stato per la prima volta in montagna nella mia vita in Sudamerica, là non si visitano tanto le città, è solo natura. Dopo 9 mesi di viaggio ho iniziato a fare trekking in Perù a 4500mt e ho avuto varie volte mal di montagna (ogni volta è un male diverso). Ora ho modificato il mio modo di camminare per non soffrirlo o comunque per stare meno male.

Ho tentato la vetta del Huayna Potosi 6080mt e del Peak Lenin 7134mt, fallendo le entrambe. Più che difficoltà fisiche sono sempre state difficoltà psicologiche. Al Peak Lenin, la mia spedizione ha deciso di scendere quando altre salivano, per motivi di meteo. Questa cosa mi ha distrutto mentalmente, mandandomi in depressione

Questa volta proverai un 8000. Perché proprio il Manaslu?

Il Manaslu è la montagna dello spirito e sono attratto da quella montagna. Tecnicamente è una delle più semplici e mi ero dato un budget per fare questo progetto. E poi potevo permettermi questa spedizione, le altre sono carissime! Ma la prima che ho controllato era questa.

Qual è la cosa in cui stai riscontrando più difficoltà nella preparazione a questa impresa?

Per ora un po’ di costanza negli esercizi e far combaciare tutto tra viaggi d’allenamento/organizzazione del viaggio dall’allenamento successivo/ ricerca e acquisto materiale e ricerca di sponsor. Però questa è la mia passione e ciò che ho scelto di fare fino a fine ottobre quindi non mi pesa.

Farai parte di una spedizione? Come l’hai trovata e in quanti sarete?

Farò parte di una spedizione, l’ho trovata quando ero in Nepal. Sono gli unici che facendo un incontro mi sono sembrati competenti e pieni di passione. Saremo circa 30 persone.

Manaslu

La tua famiglia come ha preso questa decisione?

Mio padre è preoccupato che mi possa succedere qualcosa, mia mamma è felice che stia facendo una cosa che mi apppassioni, ma credo che anche se non lo dimostra anche lei sia un po’ preoccupata.

Se non dovessi arrivare in cima, credi che prima o poi ci riproverai?

E’ una bella domanda. Quando non raggiunsi la cima del Peak Lenin pensavo non avrei mai più provato una vetta ed ora eccomi qua… Mi sto godendo il viaggio e non la meta, ora penso a godermi il viaggio a Capo Nord, poi il 7000mt poi il Manaslu che sarà 40 giorni e poi una delle cose a cui tengo di più: la pulizia del campo 2 e campo 1 del Manaslu. Nella vita ho cambiato idea mille volte, quindi non so cosa succederà sia che arrivi o no in cima.

Qual è stata la cosa più importante che ti ha insegnato la montagna?

Che per stare bene mi è sufficiente avere una tenda, una zuppa in polvere da riscaldare, un sacco a pelo, uno zaino. Ed anche se dormo al freddo, faccio una fatica terribile per arrivare in punti incredibili, patisco un freddo dell’ottimo di notte, poi mi alzo col suono degli uccellini, apro la tenda e vedo panorami pazzeschi e capisco che tutto viene ripagato.

Credi di essere abbastanza preparato per questa esperienza?

Per 8000mt no, ma normalmente non sono mai pronto per le mie esperienze, però se una cosa mi appassiona imparo in fretta e mi ci dedico con costanza.

Come hai gestito l’approvvigionamento d’acqua lungo il selvaggio blu?

Qualche giorno prima di iniziare il trekking sono andato a portare provviste e acqua in alcuni punti del trekking nascondendoli da animali e persone.

Con chi hai fatto il selvaggio blu?

Ho iniziato con un amico che mi ha abbandonato alla fine del secondo giorno. Ho finito da solo, ma rimane un trekking indimenticabile.

Cosa hai imparato sul selvaggio blu che ti sarà utile sul Manaslu?

Tutti credono che sia stato stupido fare il selvaggio blu. L’ho fatto a giugno con 35 gradi, calandomi dalle montagne in corda doppia e in certi punti arrampicavo. Mi dovevo orientare visto che non avevo una guida, avevo lo zaino che pesava 25kg ed era un trekking di sopravvivenza… ho allenato la mente a non mollare e fatto stare il mio corpo a caldi estremi.

Hai mai fatto lunghi viaggi in bici?

Non ho mai fatto neanche 15km in bicicletta, questa credo sia più folle di tentare un 8000mt.

Perché hai scelto il selvaggio blu e la bici fino a capo nord? Erano anche questi sulla tua lista?

Il selvaggio blu sì, un viaggio in bici volevo provarlo come esperienza, ma Capo Nord non era sulla lista. Ma già ora che vedo che viaggiare in bici mi piace, sto programmando un esperienza in bici molto più estrema.

A livello tecnico ho scelto il selvaggio blu per portare alti carichi sulle spalle in climi estremi. Poi una parte dell’allenamento consisteva nell’aumentare la capacità polmonare e si può fare tramite corsa/nuto/bicicletta. Ho scelto la bici per provare qualcosa di nuovo e perchè odio fare le altre cose. Ed infine inizio ad acclimatarmi prima del Nepal ritentando il Peak Lenin 7000mt.

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La storia di Riccardo è un viaggio tra passione, sfida e resilienza. Ogni passo, ogni cima conquistata o fallita, rappresenta un pezzo di un puzzle più grande: la ricerca di se stessi e del proprio limite. Non si tratta solo di raggiungere una vetta, ma di vivere ogni momento del viaggio con consapevolezza e dedizione. Che riesca o meno a scalare il Manaslu, una cosa è certa: Riccardo ha già vinto la sua sfida più grande, quella di vivere una vita piena di avventura e significato.

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