Mi è capitato un suo video sulla bacheca di Instagram. Non sapevo niente di lui e del suo progetto. Non ricordo cosa mi ha attirato nell’entrare nel suo profilo, ma quando ci sono capitata ho capito che quel ragazzo con l’accento veneto stava per attraversare l’Australia a piedi. Così ho iniziato a seguirlo tutti giorni mentre si addentrava nel deserto, organizzandosi le scorte di cibo e proteggendosi dalle mosche con una retina sulla faccia.
Poi ho capito che non solo stava attraversando l’Australia, aveva anche camminato per tutto il Sud America! Aveva attraversato l’oceano su un catamarano, un’avventura che da sola varrebbe per riempire le serate di racconti. Aveva persino camminato sullo stesso cammino che ho percorso io, il cammino di Santiago. Solo che quegli ottocento chilometri sembrano una briciola rispetto a tutta la strada che ha fatto Nicolò. Del resto, è sempre questione di prospettiva.
Solo quando è arrivato in India ho capito cosa stava facendo questo incredibile uomo: stava facendo il giro del mondo a piedi. E io, a quel punto, avevo una marea di domande da fargli. Ed ecco la vera bellezza dei social: scoprire persone straordinarie e poter comunicare con loro. Ho selezionato quindici domande. E lui ha risposto.
Le mie domande sul giro del mondo a piedi
- 1. Perché hai deciso di fare il giro del mondo a piedi? Perché proprio a piedi e non con i mezzi pubblici o in bici?
- 2. Quali nottate non dimenticherai mai?
- 3. Come riesci a lasciare le persone che incontri lungo il tuo giro del mondo a piedi e con cui crei un legame, sapendo che potresti non vederle mai più? C’è qualcuna di loro che ha lasciato il segno più di altre?
- 4: Quanto ci hai messo per ideare questo giro del mondo a piedi?
- 5: La tua famiglia come ha preso la notizia del tuo progetto? Quante volte ti sono venuti a trovare in cammino?
- 6: Pensi mai a cosa farai quando avrai concluso il giro del mondo?
- 7: Te la sei mai vista brutta?
- 8: C’è stato un paese in cui ti saresti voluto fermare di più o in cui hai pensato che ti piacerebbe trasferirtici?
- 9: Hai mai avuto voglia di mollare e tornare a casa?
- 10: C’è qualcosa che col senno di poi faresti diversamente?
- 11: Quali sono le cose più strane che hai assaggiato?
- 12: Hai mai avuto problemi di salute?
- 13: Qual è stata la cosa più difficile a cui ti sei dovuto abituare?
- 14: Qual è la cosa (o le cose) più importante che hai imparato?
- 15: Cosa diresti a un giovane che ha un progetto ai limiti dell’impossibile come il tuo?
Ma prima qualcosa su di lui. Si chiama Nicolò Guarrera ed è in cammino da più di tre anni e mezzo. Sui social è @pieroad__ e sta facendo il giro del mondo dormendo in tenda e trasportando le sue cose con un passeggino. Il suo sito è pieroad.it e se vi va potete donargli un pasto vero o una notte tranquilla.
Perché hai deciso di fare il giro del mondo a piedi? Perché non con altri mezzi?
Un giorno mi misi a tavolino e scrissi i motivi per i quali volevo partire, ce ne saranno stati una decina. Mi piaceva una domanda: se la tua vita fosse un’opera d’arte, andresti a vederla? Ho risposto di no. Vado a vedere qualcosa se è bello o se racconta una storia, e mentre era chiaro che avevo poco da raccontare, non sapevo cosa volesse dire vivere una vita bella.
Sono partito per capirci di più. L’idea ha preso definitivamente forma nel momento in cui è apparso Ezio, il passeggino che porta ciò di cui ho bisogno. Con lo zaino sarebbe stato impossibile attraversare i deserti. Quando ho trovato il passeggino ho capito che era possibile, dunque l’avrei fatto. Anche la scelta di camminare ha diversi motivi. Mi piace l’idea di coltivare l’unico modo interamente umano per spostarsi, senza diaframmi tra la terra e me; di macinare chilometri con la tua forza e guadagnare i posti dove stai andando, dare loro il senso della fatica e dell’attesa. Camminare è la maniera più lenta per spostarsi, è un atto di ribellione gratuito che lascia campo libero alla diversità. Da lì alla bellezza è un attimo.
2. Quali nottate non dimenticherai mai?
Ti dico l’ultima, una settimana fa. Metto la tenda, sono nel deserto del golfo arabo, arriva qualche goccia. Il clima è insolito per la stagione, così aggancio il telo impermeabile, di solito non lo metto per poter guardare le stelle. Tempo un’ora e si scatena una tempesta elettrica. Ci sono lampi a intervalli di cinque/dieci secondi, poi le scariche aumentano di frequenza e cadono a ogni secondo. La tormenta s’ingrossa, vento e pioggia furiosi, salta un picchetto, un lato della tenda si piega paurosamente sotto le folate. Stranamente non si sentono tuoni: c’è invece un suono etereo simile al diapason o all’eco di un lamento, vicino e lontano. Fa venire i brividi. Per due ore sto con un braccio e una gamba a sostenere la tenda, finché la tormenta diminuisce. Esco in fretta, sistemo il picchetto e metto in tensione i tiranti. La tenda regge ma suoni e bagliori di quella tempesta si sono impressi nel cervello.
3. Come riesci a lasciare le persone che incontri lungo il tuo giro del mondo a piedi e con cui crei un legame, sapendo che potresti non vederle mai più? C’è qualcuna di loro che ha lasciato il segno più di altre?
Penso rivedrò tutte le persone cui mi sono affezionato. Quando cammino sogno a occhi aperti e uno dei temi ricorrenti è tornare dove sono stato bene. Ci siamo salutati sempre con un arrivederci. Persone che hanno lasciato segni profondi, una su tutte una ragazza di nome Belen, biologa che mi ha insegnato a dare i nomi alla vita, in Cile. Come tanti cerco un contatto con la natura, ma grazie a lei ho acuito lo sguardo e da allora riesco a fermarmi più spesso, qualche volta persino a riconoscere ciò che vedo.
4: Quanto ci hai messo per ideare questo giro del mondo a piedi?
L’idea è stata in incubatrice per due anni, lo studio è durato qualche mese. Mi piace la parte sognatrice e organizzativa del cammino, per questo ci ho dedicato del tempo, ma si sarebbe potuto fare di meno o di più.
5: La tua famiglia come ha preso la notizia del tuo progetto? Quante volte ti sono venuti a trovare in cammino?
Con calma e sangue freddo, hanno chiesto qualche settimana per pensarci e poi hanno offerto il loro supporto. Sono fortunato ad avere dei genitori così saggi e maturi da riuscire a lasciar partire il loro figlio e appoggiarlo. Mi hanno raggiunto già due volte e in un’altra occasione papà è venuto a camminare con me per due settimane, coprendo più di duecento km!
6: Pensi mai a cosa farai quando avrai concluso il giro del mondo a piedi?
Ci penso, eccome. Tuttavia, guardando indietro, sono successi così tanti imprevisti da far prendere atto che programmare, diversamente da organizzare, è meglio farlo a grandi linee. Va bene pensare a un anno dal rientro: riallacciare le amicizie e scrivere il racconto di questo cammino, magari condividere l’esperienza raccontandola in scuole e aziende. Si vedrà poi cosa nasce nel frattempo.
7. Te la sei mai vista brutta?
In qualche occasione i rischi sono diventati azzardi, alcune volte per errori di valutazione altre per sfortuna. Per forzare una situazione mi trovai al confine tra Perù e Cile fuori dal posto di frontiera, con quattro militari che mi accusavano di contrabbando. Erano i tempi del covid e le frontiere terrestri erano chiuse. Quello che urlava era incazzato come una bestia. Per un attimo ti passa per la testa che lì non ci sono testimoni e sei fuori dal mondo. Risolvemmo senza mazzette.
8: C’è stato un paese in cui ti saresti voluto fermare di più o in cui hai pensato che ti piacerebbe trasferirtici?
In cui mi sarei fermato di più direi Arabia Saudita, dove sto scrivendo queste risposte. Per evitare i cinquanta e passa gradi dell’estate sto filando verso nord senza passare per il centro del deserto e la zona occidentale montagnosa. Tornerò a conoscerle. Considera che camminando rimango in un paese, di media, 4/5 mesi, dunque c’è modo di farsi un’idea. In Arabia invece non raggiungo i trenta giorni. Trasferirmi? Senza dubbio la Patagonia Cilena.
9: Hai mai avuto voglia di mollare e tornare a casa?
Mai una volta. Ci sono stati momenti di difficoltà, dubbi, una volta è arrivata la classica “Chi me l’ha fatto fare?” però no, finora non ho mai pensato di mollare. Sia perché mi piace quello che sto facendo sia perché faccio le cose fino in fondo. Quando arriva una giornata che non va, aspetto che passi. Se la giornata diventa un periodo cerco l’appoggio di un amico, uno sguardo diverso. In un modo o nell’altro c’è sempre un modo per uscire da una situazione di stallo.
10: C’è qualcosa che col senno di poi faresti diversamente?
Sai che ci ho pensato delle giornate e non mi viene in mente niente? Ogni errore ha portato a qualcosa che lo ripaga. Esempio: perdere il passaporto ha imposto un fermo messo a frutto per scoprire una parte di Ande che altrimenti avrei ignorato. L’imprevisto più grande? Dieci mesi di cammino extra per un ritardo del visto australiano. Risultato: scoperta e innamoramento della Patagonia. Rifarei persino il cammino in India anche se è stato il periodo più sofferto. Ci sono sicuramente errori stupidi che non hanno portato a niente, ma probabilmente sono così sciocchi da averli dimenticati. Il cammino, finora, va bene così, pur con i problemi che ci sono stati. Bisogna sbattere la testa per capire certe cose, è il valore dell’esperienza.
11: Quali sono le cose più strane che hai assaggiato nel tuo giro del mondo a piedi?
Frutta esotica tipo il Durian e abbinamenti improbabilissimi stile cioccolato e formaggio (Cayambe, nord ecuatoriano), pesce e popcorn (Galapagos), mango sale e aceto (Panama e in generale zona Caribe).
12: Hai mai avuto problemi di salute?
Cose piccole, febbre o influenza cronica in India per via dell’inquinamento. Sempre in India, morso di un cane – antibiotici e antirabbica. Una volta una borsite al ginocchio è degenerata per una reazione allergica al medicamento, sono stato fermo un paio di settimane. Ora è tornato il fastidio che preannuncia l’infiammazione al tendine rotuleo, visto che è già successo lo sto tenendo sotto controllo. Ma non ho tempo di ammalarmi seriamente.
13: Qual è stata la cosa più difficile a cui ti sei dovuto abituare? Mi riferisco a ritmi di vita, al cibo o alle abitudini del paese… come i clacson in India.
Esattamente i clacson in India. Ci sono voluti mesi. Non volevo abituarmi perché sono un’inutile bruttura. Anche a dormire in tenda ci è voluto del tempo, intendo dire fissare bene in testa che quella sarà la tua casa per i prossimi anni e lì, oltre a dormire, ci mangerai e farai più o meno tutto, da cucinare a rammendare i calzini.
14: Qual è la cosa (o le cose) più importante che hai imparato durante il tuo giro del mondo a piedi?
Meglio cercare le domande giuste che avere una risposta pronta. Fare qualcosa per la prima volta è un buon motivo per partire. Tornare in un posto o da una persona è segno che hai lasciato qualcosa di tuo e non ti sei limitato a prendere e portar via. Saper meravigliarsi è meraviglioso.
15: Cosa diresti a un giovane che ha un progetto ai limiti dell’impossibile come il tuo?
Chiediti dove stai andando e cosa pensi di trovare. Non desiderare i sogni degli altri, osserva le mode con distacco. Partire all’avventura non vuol dire fare le cose a cazzo di cane. Ricorda di divertirti.
Dopo aver letto queste risposte mi sono pentita di aver chiesto a Nicolò di non esagerare con la lunghezza. Temevo che l’articolo diventasse infinito, vista la grande quantità di domande che avevo. Ma la verità è che leggere i racconti del suo viaggio mi ha messo una gran voglia di saperne di più. Vorrei conoscere ancora meglio le emozioni provate in quelle nottate nel deserto, vorrei sapere gli aneddoti divertenti e le sfide più grandi. Ma ho come la sensazione che prima o poi ascolterò ancora le sue storie.
Nel frattempo, continuo seguire le sue avventure sul suo profilo: @pieroad__
Seguo da sempre Nik e ogni sera mi commego ad Instagram per scoprire come è andata la sua giornata e le meraviglie che ha visto ; sto girando il mondo con i suoi occhi ; seguendoli da sempre ho iniziato a capire il suo stato d’animo animo e quando posta una storia comprendo bene come si sente in quel momento.Forza Nik sempre 🍀🌈
Sono incappata per caso nel suo profilo…era in sud america allora..
Non ho piu’ smesso di seguirlo…
Trasmette… VITA!
GRAZIE NIK!
Gli sono immensamente grata: ho 70 anni , non potrei mai fare quello che fa lui, ma grazie a lui vedo luoghi incredibili e cerco di capire le sue emozioni. A 20 anni mi sarebbe piaciuto farlo anch’io, ma non avrei mai avuto il suo coraggio e la sua resistenza. Grazie Nicolò
Visto che siamo tutti adulti, ma non si poteva chiedergli chi paga e come si finanzia? Sarà ricco, a sto punto.
Ho deciso di non fargli questa domanda perché non la trovavo interessante, rispetto alle altre che gli ho fatto. Ha già raccontato molte volte sui social come si finanzia. Per farla breve, risparmi, qualche sponsorizzazione e qualche donazione da chi lo segue (sul suo sito è possibile offrirgli un pasto caldo o un letto vero).