Monte Vago: tra le nuvole dove volano le aquile

Monte Vago: tra le nuvole dove volano le aquile

Monte Vago: una sfida contro i propri limiti

La salita al Monte Vago è stata senza dubbio la passeggiata più dura e più emozionante di tutte. In realtà chiamarla passeggiata non è il caso visto che si tratta di un trekking abbastanza difficile! L’emozione che regala è un’esperienza unica, che vale tutte le fatiche necessarie per arrivarci, ma anche di più.

Appena mi sono trasferita a Livigno, dopo aver sempre vissuto in città, mi hanno consigliato di andare al lago azzurro che si trova a metà del percorso. La mia completa inesperienza, la variazione di quota, per non parlare della totale mancanza di allenamento, hanno fatto sì che arrivare al Lago Vago sia stata un’impresa. Quando poi mi hanno detto che proseguendo si poteva salire fino alla cima mi sono messa a ridere. Mai avrei immaginato che due anni dopo avrei visto tutto sotto una luce completamente diversa.

Cosa fa del Monte Vago un trekking così speciale? La soddisfazione di raggiungere la vetta dopo una dura camminata è già di per se una vittoria, ma farlo superando una cresta esposta, con una pendenza paurosa, rende il tutto una meravigliosa sfida personale. Da non dimenticare poi la magica vista degli stambecchi e l’incontro ravvicinato con una maestosa aquila. Ma di questo parleremo più avanti!

Caratteristiche tecniche

  • Dislivello: 740 m (da 2314m a 3058m)
  • Difficoltà: Alta (per l’ultimo tratto in cresta). EE (CAI).
  • Tempo: 2 ore e mezza minimo per arrivare in cima.
  • Sentiero: n.111
  • Quando: Estate.
  • Percorso: Si torna dallo stesso percorso.
  • Consigli: Non adatto per chiunque soffra di vertigini.

Partenza del percorso Monte Vago (Vach)

Prima di tutto è necessario precisare che è fondamentale partire presto, in modo da non trovare nessuno e godersi quindi la camminata, oltre ad avere molte più probabilità di incontrare gli stambecchi. Si parte dal Passo Forcola a 2314m, uno dei due passi che collega Livigno con la Svizzera e che resta chiuso per una buona parte dell’anno. Qui si può parcheggiare davanti al rifugio e attraversare la strada all’altezza della casetta della dogana. Lasciandoci alle spalle la sbarra, si può vedere facilmente l’inizio del sentiero, segnalato dal cartelo che indica Al Vach.

La prima metà

La prima parte del percorso non è molto faticosa. Una serie di curve accompagnano la salita fino a far scomparire il rifugio alle nostre spalle, mentre davanti a noi si apre la vista su ampi prati. In alcuni punti il sentiero si fa più ripido, rendendo necessario arrampicarsi sulle rocce, ma niente di complicato o esposto.

Si superano diversi rivoli d’acqua, fino ad arrivare ad un ruscello decisamente più grande. Qui bisogna fare attenzione perché si tratta di un bivio dove si deve girare a sinistra, segnavia 112 (a destra invece si proseguirebbe per andare a Punta Orsera). Bisogna quindi attraversare il torrente, che ci ricorda che a breve inizierà una salita ripida dove la pendenza aumenta e il fiato si fa più corto.

Quando finalmente arriviamo alla pietraia, possiamo fare un bel respiro e osservare il lago sotto di noi. E’ necessario prestare molta attenzione: i sassi possono essere molto scivolosi, soprattutto se ancora ghiacciati dal freddo della notte.

Lago Vago

Dopo un’ora e mezza di camminata si arriva finalmente al lago. Questo vuol dire essere circa a metà, perché i cartelli indicano che con un’altra ora si arriva fino alla cima del Monte Vago. Consiglio di calcolare un po’ più di tempo però, perché qualcuno potrebbe avere qualche esitazione nell’affrontare la cresta.

E’ possibile scendere fino al lago per osservare meglio il suo azzurro intenso, anche se non c’è un percorso definito per arrivarci. Sembra che il turchese di queste acque sia dovuto alla presenza di solfato di rame.

Tenendo il lago sulla sinistra si continua a salire, fino a raggiungere uno spiazzo. Consiglio di fermarsi qui e aguzzare la vista, perché nei dintorni potrebbero esserci gli stambecchi. Invece di fare la curva a destra e proseguire conviene camminare un po’ sullo spiazzo d’erba e magari intanto fare uno spuntino.

La seconda metà

Quando siamo finalmente pronti per intraprendere la salita in vetta, ripartiamo. Il sentiero si fa ripido fino a quando sulla destra inizia la cresta. Alcuni passaggi possono essere complicati, motivo per cui è considerato un trekking per escursionisti esperti.

Arrivare fino alla cima è una grande soddisfazione. Da qui le montagne che circondano Livigno sembrano solo delle colline. Se poi si è fortunati non bisogna escludere di riuscire ad avvistare un’aquila o il famoso gipeto. Già salendo avevamo notato un’uccello enorme in lontananza, ma non ci saremmo mai aspettati quello che è successo dopo.

Scendendo mi sono trovata in un punto in cui avevo difficoltà a passare da una roccia all’altra. Stavo studiando i massi per capire dove mettere i piedi, quando ho visto un’ombra enorme passare proprio affianco a me. Ho alzato la testa sconvolta e l’ho vista: un’aquila immensa. Un’emozione mista di stupore, terrore ed eccitazione mi ha annebbiato la mente. L’aquila volava in tondo sopra alle nostre teste abbassandosi sempre di più, potevamo vederne distintamente le piume. Per quanto con il senno di poi fosse evidente che stava semplicemente curiosando, in quel momento mi sono sentita una preda e ogni volta che scendeva un po’ di più il mio cuore aumentava il ritmo.

Quando ha deciso che probabilmente eravamo troppo grossi per essere delle prede, se n’è andata. Dopo aver fatto un gran respiro e aver ricominciato la discesa, mi sono resa conto che ero rimasta talmente paralizzata che non avevo neppure pensato di fare una foto.

Per arrivare alla cima ho dovuto superare momenti di sconforto e panico puro, ma la soddisfazione di farcela ha ripagato qualsiasi sforzo. Ho scoperto che la soddisfazione di superare i propri limiti può diventare una droga. Ho capito che andare oltre le aspettative che hai di te stesso dà una carica immensa, oltre alla sicurezza di poter affrontare qualsiasi difficoltà. Per questo non mi sorprende il fatto che in molti nella zona hanno l’obiettivo di raggiungere tutte le cime sopra ai 3000m che ci sono nei dintorni di Livigno. Clicca sul link per scoprire quali sono.

Se invece sei curioso di scoprire qualche altra meta classica nei dintorni di Livigno, ma non così complicata, clicca qui.

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